martedì 9 dicembre 2008

Monte Pizzetto 1846m - 6 dicembre 2008

Un detto afferma che il vero alpinista è colui che ha imparato a « decifrare » la montagna.
Nel caso dell’ascensione al Monte Pizzetto, la difficoltà consisteva piuttosto nello scegliersi la traccia da seguire, tra orme di sci-alpinisti, ciaspolatori e stambecchi vari che ci avevano preceduti.


Dopo una veloce ma efficace colazione al bar, Ema, Alessandro ed io siamo pronti ad affrontare la lunga passeggiata che ci aspetta. Pronti, malgrado una leggera apprensione, data dal fatto che siamo tutti più o meno « fermi » da questa estate in materia di uscite impegnative, e la descrizione scaricata da Alessandro avverte « gli amanti del divano in lungo e in largo » di non tentare questa escursione visto che il dislivello annunciato è di esattamente 1100m. Ema ed Ale parlano di 250m di dislivello all’ora, ed io ho ancora in mente le lacrime di dolore dopo l’ascensione del Grignone a febbraio con dislivello simile, ma mi dico... « Da allora, avremo fatto qualche progresso...? »

C’era solo un modo per scoprirlo.

Alle 10h incalziamo le ciaspole e ci incamminiamo per la Vecchia Mulattiera in direzione dell’Alpe Soi dopo aver parcheggiato la macchina sopra Bannio Anzino, al luogo detto « Fontane di Bannio » (800m). Di neve per adesso ce n’è poca, ma la temperatura a quella quota è di -2°C, il ché ci fa pensare che si sarebbe sicuramente ancora abbassata quando ci saremmo incamminati sù per i boschi.
Alla fine della mulattiera giungiamo di nuovo su una strada asfaltata. Dopo esserci tolti le ciaspole, visto che le indicazioni scarsegiano e che oltre all’asfalto non riusciamo ad individuare nessun sentiero dove incamminarci, decidiamo di chiedere ad un signore di indicarci il luogo dell’attacco per il Monte Pizzetto. A nostra sorpresa, dice che pur essendo del posto non ha mai sentito questo nome (?!), pero’ alcuni elementi topografici della gita citati da Alessandro gli evocano finalmente qualcosa, e così dopo qualche curva ci ritroviamo finalmente con la sterrata sulla nostra destra, e possiamo rimettere le ciaspole. Dopo 200m di facile salita su 30cm di bella neve compatta, il sole comincia a scaldarci e decidamo di togliere qualche strato al nostro pesante abbigliamento. Giunti all’Alpe Balmo (1058m) godiamo di una bella vista sulla valle Anzasca e le montagne circostanti. Da lì parte una ripida salita sulla dorsale sinistra sino a raggiungere gli impianti della vecchia stazione di sci dell’Alpe Provaccio. Sorgono ancora gli arti arrugginiti del vecchio skilift, i fantasmi delle cabine della biglietteria ed il vecchio ristorante con le finestre sbarrate, accanto ad una piccola cappella. Un vecchio signore sugli sci accompagnato dal suo cagnolino ci salutano in discesa, il ché ci fa pensare che pur abbandonate, queste piste vivono ancora grazie agli amanti dello sci e dell’alpinismo sotto tutte le sue forme.

Ci incamminiamo nel bosco di abeti, sempre in dolce ma decisa salita, fino a giungere ad un piccolo alpeggio le cui case sono visibilmente frequentate molto di rado. I ruderi tra i pini dalla maestosità canadese cominciano a disegnare uno scrigno di natura perfetto per dilettare la nostra ascensione e distrarci dal fiato che va accorciandosi. Proseguiamo fino a lasciare gli impianti sulla sinistra e ci inoltriamo sempre più sù nei boschi. Presto gungiamo sufficentemente in quota per cominciare ad intuire quale maestoso paesaggio ci attende in cima. Giunti all’Alpe Loro (1336m), sopra gli alberi e tutto attorno a noi, cominciano a svelarsi le maestose Alpi innevate che incoronano il Monte Pizzetto. Continuiamo fino ad arrivare ad un costone lungo il quale la pendenza si inarca bruscamente, e nel risalire la spalla veniamo nuovamente abbracciati da un sole potente che iride di tanti piccoli diamanti la della neve soffice, dove affondare è un vero piacere. Un cartello in cima ci indica la direzione per gli alpeggi di Rausa (1486m), che raggiungiamo dopo 15min. Il percorso prosegue tra gli abeti che scaricano discretamente la troppa neve dai rami in un fruscio che costituisce l’unico rumore tra questo bellissimo silenzio ghiacciato. Giungiamo infine alla V.la Samonini (1638m), che sarà l’ultimo alpeggio che incontreremo prima della cima. Dopo un momento di dubbio dopo che abbiamo guardato la cartina e pensiamo di essere ancora solo a metà strada, incontriamo alcuni scialpinisti che ci rassicurano sulle nostre possibilità di giungere in cima prima del time out (ci eravamo fissati le 13h30) dicendoci che seguendo le loro tracce, saremmo arrivati dritti al Pizzetto in una trentina di minuti. Affamati e decisi, ci spingiamo fin sù, oltre gli alberi, e siamo finalmente arrivati.

Lo spettacolo da qui è semplicemente favoloso. Sono le 13h15, e noi siamo soli, al sole, su questo cornizzolo che ci offre una cornice alpina a 360°, tra il Monte Rosa, le Alpi ticinesi, e le montagne della Valle Anzasca. Cielo turchese, stupendo panorama, e non ci sentiamo neanche tanto stanchi. Certo, rimane ancora una lunga discesa, ma ce l’abbiamo fatta senza grandi problemi.

Dopo le foto di rito, panini, thè caldo e pausa tintarella, ci incamminiamo per la discesa, rapidi come stambecchi infuriati. Chi nelle orme dell’andata, chi nella neve fresca, rotoliamo fino alla vita nella polvere bianca che ci ha portati fin sù, felici bella scampagnata che sta per concludersi. Per le 16h siamo alla macchina, e le luci del tramonto sulle cime sembrano non volerci lasciare andare senza un ultimo regalo.
Macugnaga e la sua zona sono decisamente imperdibili per chi ha sete di paesaggi mozzafiato. E la varietà di escursioni è ottima per chi si vuole allenare in un ambiente che ha tanto da offrire a chi ama la neve, la montagna, la natura.


Romy White Steinbock