martedì 29 gennaio 2008

27 Gennaio 2008/ Alpe Devero

Una delle prime regole dell’andare in montagna dell’era cyberfotonica è non prendere informazioni da internet. Almeno non alla lettera.
1) non si sa chi parla;
2) non si sa chi ascolta.

Alla nostra seconda ciaspolata scarichiamo una 20ina di percorsi da internet.
Guardiamo le cartine, consultiamo il bollettino meteo (non il meteo, ma i bollettini meteo che sono tutt’altra cosa), per sicurezza mi pianto un paio di fettucce nello zaino, piccozza e ramponi. Voglio prendere anche la corda ma da internet i percorsi risultano E e non segnalano particolari difficoltà. Sono sempre un po’ troppo prudente e per una volta penso che già lo zaino pesa troppo (caricandomi la roba per tre persone).

La prima regola dell’uomo del neolitico è non seguire le capre quando si va in montagna.
Vediamo l’attacco della traccia seguendo la massa che sale verso quello che dalla cartina e dalle informazioni dovrebbe essere un alpeggio. Iniziamo e arriviamo alle prime baiette. Ci sono dei passaggi dove c’è poco da ridere. La neve è ghiacciata e le recenti saline fanno pensare che l’escursione termica è un terno al lotto sulla ruota di Napoli dato che ora saremo sì e no a -5 gradi e sono le 10 del mattino. Tra l’altro per un percorso sui cui batte il sole.

Il meteo dava raffiche di Phoen e in effetti puntuale il vento.
Arriviamo a quello che sembra un passo. Già la parete non mi sembra così dolce.
Un paio di slavine a destra. Sono già le dieci. Il sole batte e il vento tira delle raffiche non da ridere. Ma seguiamo la coda. Ci accodiamo.
Qualcuno con gli sci, qualcuno solo in ciaspola. A un tratto vediamo l’incrocio segnato dall’itinerario in internet. Solo a guardarlo sembra una cosa da folli. Non è battuto, neve gelata, come minimo devo mettere un paio di chiodi da ghiaccio. Poi i miei amici non hanno mai fatto alpinismo e dall’altra parte chissà cosa c’è. Non se ne parla. Consulto la cartina. Seguiamo la fila, se non ci sbagliamo di là c'è un alpeggio tranquillo. Ma pensiamo comunque al piano originario.
Chiedo a una guida e mi dice che quella parte segnata come percorso originario ora, farla d’inverno è da folli, che da quella parte c’è un muro e una cresta che in inverno non si possono assolutamente affrontare. Allora io mi chiedo perché su un sito che parla di ciaspolate non si metta il mese in cui farlo…così almeno per riferimento. Intanto continuiamo a seguire la massa. A u ntratto si spacca in due. Un cordone gira a sinistra verso una parte meno pendente. Noi saliamo in verticale. Dove cazzo andiamo? Da nessuna parte? Va bene, mi giro indietro e da qui non si scende e non si torna al parcheggio se non in barella.
A un certo punto tra questi pensieri (che cazzo di sito ho seguito, cazzo ho pure la cartina dettagliata, tutti gli strumenti, ma chi cazzo segna un PD come un percorso E? In ciaspolate su una cresta così che anche ad occhio con le ciaspole e come fare il Lyskamm in infradito) mi perdo un attimo e cadiamo in disgrazia. Ci troviamo a seguire la più capra delle capre del gruppo che inizia a salire in verticale. Se avessimo due chiodi e un’altra picca faremmo ghiaccio verticale. Adesso inizio a pensare che non ho protezioni, non ho la corda e avanti non si va, è troppo pendente! Dove cazzo và il tipo davanti a me?! Non si può! Ma penso siano tutti in gruppo. Più in là non vedo. La neve, il vento, non si capisce un cazzo ma siamo in gruppo. L'errore.
Invece no! Il tipo che seguiamo, lo sherpa, di sù è da solo! Poi appena ci accorgiamo che assolutamente non sa la strada c’è un attimo di panico. Non gli rispondiamo neanche e faccia alla montagna scendiamo come gamberi bacchette nelle neve a 1.60m a modo di picca.
Il tipo continua e sinceramente è l'ultimo dei nostri pensieri.
Intanto la consapevolezza e la comprensione iniziano a riprendere il possesso del mio corpo mentre stavo bestemmiando per quella segnalazione in internet fatta da chissà quale fanfarone fancazzista. Mi sveglio.

Rimaniamo soli in parete, io prendo la decisione di tornare indietro il più presto possibile e in men che non si dica me la faccio all’indietro faccia alla montagna. Tra noi e la terra ci sono 1.60 m, 2.00 m di neve ghiacciata. Se fiondo da qui le mie cervella entrano nei depuratori del ruscelletto in basso. Inizio un po’ a pensare alla mia famiglia e che qui oggi qualcuno si fa veramente male. Se uno fa una piccola cazzata qui e scivola ce ne andiamo tutti alle cozze.
Qui mi rendo conto che il Tommy è salito e con le raffiche di phoen e la neve che ci schizza di continuo in faccia e nelle orecchie non ci sente. Poi sono preoccupato per Romy che è la prima volta che si trova a fare ste cose e non si rende conto di che cazzo sta succedendo. Infatti si blocca perché si accorge che scendere non è semplice, è tutto verticale e sembra lunghissima la discesa. Per cadere non ci sono appigli ed è tutta una lastra di ghiaccio. Pensa a una pista rossa spinta su una pista di sci, senza gli sci ed in ciabatte. Ma poi una luce entra nella mia testa. E’ un po’ rischioso ma è l’unica cosa da fare per non ammazzarci. Facciamo un traverso verso il basso per arrivare dove la gente normale è salita. Bisogna però scendere almeno 10 metri sotto e poi girare. C’è un piccolo albero. Gli alberi in parete mi danno sempre sicurezza e famigliarità. Non ho mai pensato ai vegetali come ad esseri viventi come un cane o un gatto, ma in montagna un albero è come un cane che avanza prima di te su un ghiacciaio per vedere se c’è un crepaccio o no. La pianta ti dà sicurezza. Al massimo metti una fettuccia, un barcaiolo e stai lì. Chiami il 118 e via. Aspetto la Romy che si riprende un po’ dallo spavento e ragioniamo. Facciamo il traverso poi da lì, sono altri 10 metri e siamo sulla strada meno pendente. Siamo già stressati e stanchi ma l’adrenalina spinge di più. Iniziamo a darci da fare. Dobbiamo toglierci da qui !
Il traverso dura una cifra. Ma piano piano ci assettiamo. “Un centimetro alla volta” come diceva la mia Kata, e piano piano siamo fuori dalla merda. Io sono stanco morto perché apro la strada e la neve è ghiaccio. Il mio zaino pesa si è no 30 kili e per questa verticalità e il vento è una rottura di cazzo che la metà basta. Picchio le racchette e i piedi nella neve con violenta anche se stare appesi come salsicce, più stai fermo, più ti stanchi e stiamo andando un centimetro a movimento.
Poi mi raggiunge il Tommy. Vede che sono un po’ sfibrato dal fardello sulle mie spalle. Mi prende lo zaino per fare cambio per gli ultimi 40 metri di salita. Appena tolto lo zaino le mie gambe si ripigliano e schizzano verso l’alto, mangiano metri su metri. Mi sembra una passeggiata. In 10 minuti sono su da primo. Mancano 8 metri. Il Tommy si alza e una raffica di vento gli fa perdere l’equilibrio. Si attacca alla mia gamba anche se sa di non dovermi tirare giù. Se no fondiamo tutti e tre. Allora ficco una racchetta per un metro sotto la neve e il Tommy fa leva. Si riprende anche un po’ dallo spavento. Con lo zaino non è per un cazzo facile.
Romy è stanca e un po’ indietro. Ci fermiamo ma siamo bloccati perché il vento e la neve non ci fanno andare avanti. Poi la Romy lotta con tutta la sua forza per tirarsi su fino da noi e siamo arrivati !
Ma non è finita perché non c’è più nessuno e no sappiamo dove siamo. La cartina dice una roba ma il pericolo valanghe da bollettino è marcato. Poi vediamo un po’ la cartina, parliamo con un escursionista che era amico di quello che era salita davanti a noi (e che non era sceso tra l’altro, aveva proseguito). O torna indietro o si ammazza, penso. Perché da su non si scende e un traverso sopra il punto dove eravamo noi era troppo rischioso.
Aspettiamo dieci minuti. Niente. Proseguiamo fino ad arrivare ai tranquillissimi alpeggi. Qui è tutta un’altra cosa. Neve tranquilla, nessun pericolo di valanghe…a momenti mi viene da ridere a pensarci. Se fossimo stati informati l’avremmo affrontata diversamente. Passiamo tutta la giornata a girare tra le nevi, sul lago ghiacciato dove c’è più o meno 2 metri di ghiaccio in questo periodo dell’anno se tutto va bene (ma chiedete sempre agli autoctoni o a qualche rifugista cosa è praticabile e cosa no!).
Andiamo per piste battute, qualche salita, qualche discesa…è tutto così bello!! Soprattutto dopo la turbolenta mattinata. Per fare 500 metri in verticale ci abbiamo impiegato 2 ore !!!
Poi 5 Menabrea al rifugio bar ristorante Fizzi, perché a noi si uniscono i compagni di sventura. L’escursionista ritrova il suo amico dopo che come ovvio si è accorto più su dove sarebbe finito. Così 50 metri, faccia alla parete, al contrario come i gamberi, arriva al nostro punto per poi risalire sulla sinistra.
Pomeriggio tranquillissimo e cervo in salmì e polenta taragna con gorgonzola in serata dopo una giornata piuttosto piena di emozioni.

O drughini, se non facevo il corso di alpinismo in quella situazione lì, qualcuno poteva veramente farsi male! Veramente due o tre consigli che possono cambiarti l’andamento della giornata al CAI ve li danno. Quindi secondo me, corso obbligatorio almeno per uno della compa prima di affrontare certe cose.
Poi mai prendere notizie da internet se non sono siti seri e comprovati e con notizie su lunghezza percorso, serio e ragionevole grado di difficoltà, meteo in cui si fanno certe prodezze e suggerimenti non a panocchia per non dire a cazzo, vie di fuga e rifugi sul percorso.
Non si va in montagna come dei cazzoni. E si danno i suggerimenti seri, non si danno suggerimenti da cazzoni.
Bisogna essere responsabili:
Non si sa chi parla
Non si sa chi ascolta.
Assimmetria informativa...che finchè facciamo un gioco di matematica è divertente. In parete, un pò meno.
Se io vi dico che il percorso di ieri era un tranquillo E…forse d’estate con le scarpe da trekking può essere una simpatica e spensierata gita…ma d’inverno su ciaspola, la pendenza presente sul percorso è da segnalare !!!

1) per quei percorsi lì si sale e basta (ed è da segnalare!)
2) la pendenza potrebbe far supporre pericoli di slavine o frane. Non che me ne accorgo quando sono in mezzo a due seracchi !

Se no poi la gente s’ammazza.

E non seguite mai chi va prima di voi anche se sembra ultra-esperto!
1) Può sbagliare
2) I clown ci sono ovunque.

Ragionare con la propria testa perché la vita è la vostra.
E le responsabilità vostre, vertono sulle vostre proprie viscere !

E ora seguiranno i preparativi per la pazzia del prossimo weekend...
la Grigna in direttissima per il caminetto, che con il tempo che ha fatto richiede un paio di belle corde da combattimento!!

E tanta voglia di vincere!!

Ema, CdA 2007 !